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La bellezza dell'universo produce negli esseri umani sensazioni di benessere che solo l'amore può decifrare.
 I traumi son come i debiti e chi ha le risorse per soddisfarli migliora la vita e produce ulteriori progressi.
Carlotta, dopo la morte del genitore considerò la sua condizione come l'esproprio di tutto ciò che possedeva; d'altro canto doveva convivere con la persona che la mamma aveva amato e con il quale  avrebbero avuto una esistenza beata, se uno sciagurato destino non avesse disegnato la mappa di un diverso percorso.
Giorgio, il giovane universitario
Giorgio, ancor confuso e frastornato per la casualità di quanto era accaduto, accettò l’invito di Manuela che, dopo essersi consultata con la figlia, decise di recuperare un amore che si pensava svanito per sempre. La ragazza non soffrì molto per la perdita del padre putativo, perché uno scenario diverso contornava la nuova famiglia. Come un gatto accoccolato ai piedi del padrone, Carlotta abbarbicata al padre lo tempestava con una infinità di domande. Al primo freddo invernale, con gli occhi fissi al caleidoscopio rosso dorato nella contemplazione delle faville incandescenti del caminetto e con la mente rivolta altrove, la piccola tentava di ricucire la storia d’amore dei genitori.
- Dimmi babbo, perché volgendoti alla mamma, la chiami Gisella?

- Non vi è gioia più grande di chi ritrova ciò che aveva perduto ed è sommo piacere per me nel ritrovare una figlia di cui ignoravo l’esistenza.
- Non puoi immaginare, quanto ti amo!
Giorgio amabilmente soddisfatto per la domanda, baciò la piccola e, abbracciandola disse:
- Ascolta: fui invitato dal titolare della cattedra di letteratura italiana a partecipare ad un corso di approfondimento su Alessandro Manzoni; fui molto lieto per essere stato scelto, ma un velo di tristezza mi colpì, perché dovevo trascorrere a Como un lungo periodo e, quindi stare lontano da chi faceva parte della mia esistenza. Quando trasmisi la notizia, ovviamente corredata da tutte le mie chiose, Manuela istintivamente completò il mio inconscio desiderio.
-  Se ti fa piacere, verrò con te.
 Trascorse qualche giorno per la preparazione delle cose necessarie, nonché per l’aggiornamento delle notizie dei luoghi descritti dal grande romanziere italiano, dopo di che, Giorgio mostrò a Manuela uno spartito musicale:
 - È un anticipo di ciò che Manzoni non ha scritto; è lo spartito musicale che anticipa le sensazioni che vivremo quando saremo sul lago. E’ stato composto da una donna.

Manuela, in arte Gisella
-  E chi è questa donna?
-  Non la conosco, so solo che si chiamava Gisella.
-  Che bel nome!
-  Se ti piace, da ora in poi, ti chiamerò Gisella.
 La prese con la mano libera e si diressero al piano.
Dopo la prima esecuzione ci fu l’analisi della partitura.
L’estrema semplicità del notturno, per l’esattezza il sesto dell’autrice, nella brevità del lavoro, ha reso possibile la descrizione di ciò che si avverte allorché, in un luogo d’incanto, la musica descrive l’ondeggiare delle acque e i remi, che nel loro sgocciolio riproducono sentimenti profondi che solo l’amore può evocare. Fu come essere sul lago prima di partire per Como.
Giunti a Como, istintivamente capirono che l’aggiornamento culturale si alimentava alla fonte del piacere e del dovere ed ebbero al tempo stesso, la percezione di essere nell'Eden.

L’ardore della giovinezza, l’entusiasmo dell’amore, la bellezza del luogo e la gioia di essere con la persona amata, crearono un mistico amplesso che aveva di molto superato ciò che avevano dettagliatamente programmato; in una pausa di lavoro decisero di noleggiare una barca. La giornata era bella e il lago tranquillo, Ma non fu facile avere la barca, perché il barcaiolo non poteva fidarsi di persone sconosciute; alla fine, dopo essersi assicurato che i due sapessero nuotare, li spinse nelle acque.
- Mia cara, credi che sia stata un’atipica scorribanda lacustre? No!
La bellezza del luogo non rappresentava solamente lo scenario in cui si muovevano i protagonisti e, magari godevano dello sciabordio dell’acqua: ero uno squarcio di paradiso nel quale gli effetti, quelli desiderati e quelli occasionali, conducevano a qualcosa di estremamente raffinato, guardandosi negli occhi si leggeva la trama di un sogno che non prevedeva un immediato risveglio e nello stesso tempo la contemplazione alimentava un'estasi interiore che in nessun modo poteva essere interrotta.
Carlotta, sempre più avvinghiata al genitore, seguì con attenzione l’intera descrizione e pensò di sentirsi fortunata di poter incontrare un partner tanto innamorato come il suo papà.
In questo contesto la piccola accarezzando il babbo con estrema disinvoltura, guardando negli occhi del genitore, domandò:
-  Babbo, allontana dalla mia mente ogni dubbio e dimmi come hai fatto a resistere alla suggestione della bellezza in un contesto di amore tanto traboccante senza mai muovere un dito per una carezza, per un bacio o per qualche altra forma di affettuosità?

Carlotta

- Piccola, sapessi quanto sacrificio mi è costato questo comportamento: guardando la mamma, ero geloso del sole che l'accarezzava, del cielo che la baciava e perfino delle gocce d’acqua che irroravano il suo corpo; anche la mamma di cui conosciamo la virulenza sentimentale, filtrata attraverso la psicologia femminile non lasciava dubbi ad una corrispondenza effettiva in cui si potesse pensare a qualche incertezza. Ma eravamo ben consci che non potevamo ripetere l’errore di Psiche. Solo se entri nella logica del mito, capirai che la tua presenza in questa casa, non è solo lo svolgimento di una legge naturale, ma il risultato di un progetto d’amore stilato da due menti ed eseguito a quattro mani.





Manuela piangeva senza un evidente motivo: eppure aveva superato con successo un altro esame, Giorgio, compagno di studi, la guardava con simpatia, ma non osava porgere domande e, con tenerezza, rifaceva all'infinito la trama di un roseo futuro, vagheggiato in un sogno. Non osava parlarne. Ogni pensiero sulle doti di Manuela era come un’onta che incrinava la purezza di una meravigliosa creatura. L’unico esito, allorché un raggio di sole fendeva le nubi, era: “Giorgio, andiamo al pianoforte, desidero ascoltare quel celebre pezzo della signora Tecla!”.


Il titolo del brano richiesto era: “La preghiera d’una vergine” e Manuela nella sua immaginazione pensava di rivolgersi alla Vergine per poter donare all'amato il dono più grande che la natura abbia dato al gentil sesso,
La musica cambia tutto. Le note guidano alla speranza. Le pene d’amore incitavano i due giovani e, non bastava fidarsi l’uno dell’altro, perché ciò che era amicizia si tramutò in un sentimento che si aprì in una continua emozione che crebbe e, come un fiore, si dischiuse ed effuse un soave profumo. Ma l’amabile vita non obbedisce alle scansioni del tempo. Qualcosa aveva inceppato il meccanismo.
Giorgio era un bellissimo fusto ed oggetto di tutti gli sguardi e le attenzioni delle ragazze del paese; inoltre la figura di Giorgio crebbe a dismisura nel momento in cui la malattia di una parte del bestiame creò lo sgomento della popolazione per la morte di tanti animali che rappresentavano l'unica ricchezza di una società agricola. E poiché il giovane aveva dimorato, come ricercatore nell'Estremo Oriente, “La Pet terapy” fu la soluzione ideale per arginare le epidemie e consolidare in tutto il borgo la stima di un rapporto, a dir poco, quasi familiare.


Tra i molti interessi il giovane studente universitario non disdegnò di offrire le sue competenze massoterapiche e, ben presto, veniva invitato per la cura dei dolori articolari degli umani.
Il giovane, ormai personaggio popolare, per le competenze specifiche e per la sua squisita disponibilità, aveva ottimi rapporti con tutti ma, con un taglio decisamente diverso, cullava segretamente la simpatia per la compagna di università: Manuela! Oh quante volte questo nome volava fra gli appunti, sui bigliettini, sui post-it e un po' dovunque rappresentava un mondo costellato di sogni e di stelle luminose.  
La mamma di Manuela era talmente contenta di vedere spesso in casa un giovane buono, di talento, bene educato e sempre pronto a prestare le sue attenzioni a chicchessia. Molte volte, vuoi per celia, vuoi con un discorso serio, sul tavolo delle conversazioni, venivano trattati i più disparati argomenti e, molto spesso sotto i paludamenti di discorsi allegorici si celava, con delicato pudore, ciò che nessuno rendeva esplicito nel timore di rompere un idillio che poteva rappresentare l'anticamera della gioia. Ogni genitore si affatica ad ottimizzare lo stato dei figli nella istintiva speranza di poter garantire ad essi un futuro di tranquillità e benessere. L’occasione per arricchire questo quadro fu la sciatalgia della signora Lena. Giorgio oramai era una celebrità ed era continuamente invitato per la disinvolta capacità di una mano flessibile, delicata e gentile che alleviava le pene di uno dei più atroci dolori.
E la signora Lena, madre di Manuela, tormentata dal dolore del nervo sciatico, si rivolse a Giorgio, per il trattamento del caso.
Il giovane ringraziò la Lena e in modo garbato, data la delicatezza del caso, giudicò indecoroso il suo intervento e rifiutò l’incarico. La signora Lena, che davvero soffriva le pene dell'inferno, non si arrese e disse al giovane: "Giorgio, se hai delle difficoltà non dartene pena, e capisco il tuo disappunto, per alleviare le mie sofferenze, ti scongiuro, insegna a Manuela come trattare il muscolo indolenzito e di conseguenza sarà, a sua volta, mia figlia a curarmi senza che ti occupi di altro”. Ci fu una pausa di riflessione, qualche leggero tentennamento e poi, alla data convenuta, cominciò la prima lezione che avrebbe dovuto avere, si sperava, un effetto benefico. E fu così che i due giovani si trovarono da soli in camera e imbarazzati per la singolare situazione non sapevano da che parte cominciare; anche la domanda che i medici, quando il caso lo richiede, rivolgono ai pazienti: "si spogli!" fu del tutto ignorata.


Giorgio travolto dalla passione, divenne pallido e le mani, terribilmente fredde, avevano perduto quella sensibilità indispensabile per la lezione massoterapica. Disse: “Ho bisogno di eccitare i muscoli delle mani e qualche arpeggio al piano dovrebbe ripristinare le mie naturali qualità terapeutiche.
Mentre si dirigevano verso lo strumento, il silenzio fu interrotto da un recitativo: “Quando c’è l’amore, se dicessi che ti amo, non sono le labbra che si chiudono, è la mente che recita una sublime preghiera; l’esecuzione di ciò che desideri ascoltare e l’effetto degli   arpeggi riporteranno in primo piano ciò che finora è stato lo sfondo della nostra amicizia”. Si sedette e la preghiera fu benedetta dalla Vergine: nell’intenso reciproco desiderio gli occhi si incontrarono, le mani si strinsero, i corpi si abbracciarono e di sciatica non si seppe più niente. La terapia praticata fu attuata diverse volte, una di seguito all'altra, e poi, come corpi senz'anima, restarono immobili fino al momento in cui la signora Lena sorprese i due amanti nel caos prodotto dalla “lezione” completa di ciò che non doveva avvenire.
Il disordine causato in quella camera era ben poca cosa rispetto a ciò che si pensava, magari si desiderava, ma che nessuno osava mettere in essere. La signora Lena, invece, ben lungi di assistere ad uno spettacolo tanto devastante, redarguì Giorgio, non accettò le scuse, si disse mortificata per la profanazione di una casa di persone serie e minacciò il giovane, ricordandogli più volte che non avrebbe mai più dovuto fermarsi a casa sua.
Il divieto fu la sua naturale occasione per semplificare le cose e, i due giovani, pur soffrendo amaramente, non si frequentarono più.

***

Erano passati molti anni e oramai Giorgio, collocato a riposo, non aveva oneri specifici se non quelli di ricordare i momenti trascorsi tra le illusioni e le delusioni, tra le gioie e i dolori dei tempi che furono.
Non appena arrivò il compenso per il trattamento di fine rapporto, sentendosi beato e appagato per il lungo lavoro compiuto, decise di acquistare un'auto nuova. Dopo aver scelto il modello e il tipo di vettura alla guida di qualcosa che gli pareva il massimo della eccellenza, incominciò a rivisitare i luoghi in cui nell'età verde aveva seminato il germe di felici momenti.
Tra le diverse escursioni il pensiero, prima ancora della vettura, lo riportarono in uno sperduto paese di provincia in cui il giovane si trovò in un’avventura in cui nell'alternarsi di dubbi, tormenti e dolori, si consumò il destino delle scelte future.
Già da qualche giorno, aveva pensato alla sua Manuela con la quale aveva condiviso la preparazione agli studi 'universitari, e…con innocente beatitudine, ciascuno per proprio conto, Giorgio e Manuela, avevano disegnato nell'intimità dei propri pensieri, un roseo scenario.
Con la nuova auto, prestigiosa, di colore rosso, Giorgio si trovò ai piedi di quella casa che da giovane lo aveva ospitato e, all'ombra dei molti ricordi, aspettava di vedere quel volto che con il passare degli anni sarebbe diventato più bello, o…al contrario non più riconoscibile.


L'auto si fermò dinanzi al cancelletto in cui regnava un misterioso silenzio, prontamente interrotto dalla presenza della cagnetta che aveva fiutato la presenza dell’antico padroncino. Girò non solo intorno all'auto, scodinzolò la coda, guaiolò e, mugolando penosamente, emise orrendi latrati: era il prepotente istinto in attesa di moine e carezze. Giorgio ne condivise i desideri e, pur avvertendo il disagio, si rese conto che dal balcone Manuela, ignara di ciò che accadeva a pochi metri, chiamava la cagnetta che, renitente ad ogni invito, continuava ad emettere un prolungato lamento come se avesse avuto un malessere. La padrona, impegnata per faccende domestiche invitò la figlia a riportare in casa la piccola bestiola: inutile mossa, la bestia non ubbidì e la padroncina si rese conto che c'era qualcosa di particolare ma non sapeva cosa fosse.
Intanto la piccola si fermò ad osservare il forestiero che rifaceva per proprio conto gli eventi pregressi che erano, a dispetto del tempo, come brace incandescente occultata dalla cenere, e, come in un film il sottofondo musicale della preghiera di una vergine, prodotto da un Compact disc, copriva gli spazi vuoti dei dubbi e delle incertezze.
La ragazza, che fino a quel momento era stata muta, rivolta allo sconosciuto domandò chi fosse l’esecutore e, di seguito alla risposta, disse: “Se proprio mi vuoi far cosa gradita ti presenterò a mamma che spesso nei momenti di grigiore si cimenta nell'esecuzione di questo brano e sempre con scarso successo. In casa abbiamo un ottimo strumento; è un vero peccato che uno strumento prestigioso venga considerato come oggetto di arredamento. Mio padre odia quello strumento perché è oppresso dall'incubo del primo amore di Manuela. Mentre a rilento andavano al piano superiore per l’esecuzione del brano musicale, Manuela osservò l’ospite e anziché essere in difficoltà, si rese conto che il tempo non aveva cancellato la preghiera di quella vergine che attendeva l’epilogo di quanto una giovane donna potesse desiderare.
L’improvvisa apparizione di Giorgio fu l’ennesimo rigurgito dell’amore che resiste al tempo e Manuela, raggiante, incarnava l’aspetto di chi ritrova la gemma preziosa che era smarrita.
Gervaso Riganelli aveva sposato Manuela e, quando ebbe modo di conoscere dalla suocera il pamphlet delle cronache familiari, visse con l’angosciosa paura di un fantasma che suona.

***

Gervaso, attratto dal suono e dal vocio, istintivamente si rese conto che lo spettro che lo aveva tormentato per anni era una persona in carne ed ossa, divenne furibondo e, mentre pensava di reagire alla circostanza,
che a mezza costa, si consumava tra il delirio e la follia, già fisicamente debilitato, non resse e si accasciò su se stesso.
La morte improvvisa ebbe il suo naturale epilogo e in modo composto e dignitoso pensarono alla sepoltura.
Il rito funebre si svolse con notevole celerità e di ritorno dal cimitero ci furono le ulteriori ciance di circostanza e l’assemblea familiare si sarebbe protratta fino a quando la giovane, ignara dei trascorsi sentimentali della mamma, rabbiosamente esclamò: “Mamma, sei senza cuore, babbo è morto e non hai versato una lacrima”. “Figlia, è giunto il momento di dirtelo, un destino crudele ci ha fatto sciupare una buona fetta di felicità. Quell'uomo mi fu dato come marito da tua nonna Lena, ed ora sappi, che quando con l'ultimo arpeggio, commentando il nostro stato d’animo,  la tenue triste melodia ha lasciato la solitudine, la pena esistenziale è scomparsa dalla nostra vita… il decesso di Gervaso è stato l'epilogo del trauma pregresso che ha accompagnato il mio matrimonio... il musicista che ti sta accanto è tuo padre”.



L’espressione “deus ex machina” viene abitualmente riferita all’improvviso arrivo di una forza apparentemente occulta, in grado di cambiare lo stato delle cose e modificare gli eventi della vita secondo un disegno prestabilito.

La frase "deus ex machina" venne usata per indicare una divinità che scende dall'alto per risolvere una situazione difficile. L'origine  risale alla tragedia greca: quando era necessario, sulla scena, l'attore che interpretava il dio, era collocato su un telaio di legno, azionato da un sistema di tiranti; tale congegno fu chiamato appunto mechané. L'attore che simulava l'intervento di una divinità scendeva dal cielo per risolvere una situazione intricata e razionalmente senza soluzione. 
La nota storica e letteraria ha una finalità squisitamente educativa ed è quella parte che guida l'essere umano a leggere la storia per la spiegazione del presente e guardare con ottimismo verso il futuro.
Tanto premesso, ripensando alle pregresse vicende umane c'è da considerare che poi il dio greco che scendeva sulla scena non riguarda solo la scena letteraria, bensì qualsiasi avvenimento umano di impossibile soluzione e, grazie ad una presenza occulta e misteriosa, illumina il cammino della nostra esistenza.

Tra i tanti interrogativi, ancora insoluti, ce ne sono alcuni che spianano la via per la lettura degli avvenimenti attuali. Per non andare lontano, un caso esemplare è l'invasione del regno delle due Sicilie da parte dell'eroe dei due mondi. 
Tutti sanno che, oltre l’entusiasmo rivoluzionario e la foga oratoria per accendere la speranza in quel ceto sociale a lui molto affine, non aveva i mezzi per affrontare infiniti pericoli. Intanto la spedizione si compì e sappiamo come si sono svolti i fatti. 

Ci fu il deus ex machina. Di simili fattispecie, diverse volte il dio occulto scende non solo sulla cena del teatro, ma si cala nella vita reale e, a volte, trova soluzioni che sanno di incontrollata tracotanza e freddo cinismo.
Istintivamente, senza molte parole, volgendo lo sguardo in giro, negli ultimi tempi il deus scende e risolve i casi difficili. Ma come e con chi si identifica questa occulta presenza divina? 
La lettura delle molte pagine di storia attuale illuminano il navigatore alla scoperta dell'arcano misterioso; mi corre il dovere di richiamare l'attenzione di chi (e sono molti!), che attratti dalla passione politica, parteggiano per un gruppo o personaggio politico come avviene per l'amore per una competizione sportiva. 
Se guardiamo i recenti accadimenti politici, quando il capo dello Stato, sua sponte, ha nominato il primo ministro, lo ha fatto perché è sceso il deus, e, questa volta, in modo del tutto segreto; dopo di che, è scaturito il nuovo esecutivo. 

E così di seguito, tutte le altre cose che lasciano interdetto anche il più benevolo cittadino. Negli ultimi tempi il deus, utilizzando la macchina telematica, è sceso diverse volte e lavorando bene negli interessi di una oligarchia plutocratica e utilizzando sofisticate sottigliezze, che hanno poco da spartire con la vera democrazia, ha mutato il corso della storia. L’uomo saggio non è uno sprovveduto, sa bene che dal Re Sole alla ghigliottina è passato un bel po’ di tempo, perciò invita alla riflessione e ricorda agli ignari che l'invenzione della ghigliottina completò l'opera. 
Teruccio invita alla riflessione: Uomini, nella truce ora dei lupi, pensate all'ombra del destino ignoto...che non accada che il deus di turno non scenda dall’alto come macchina di morte.



Teruccio saluta tutti gli amici e manifesta un grato ricordo verso chi ha dispensato amore e professionalità nell’esercizio del proprio dovere.

Saluta gli amici che lamentavano la sua prolungata assenza ed esprime altresì, la sentita gratitudine verso chi, per un quadrimestre, gli è stato accanto; ora è felice per la gioia della deambulazione.Villa Silvia, istituzione benemerita, nata dalla mente e dal cuore, nonché dalla disponibilità degli eredi del grande Federico Ricco, copre, sul territorio nazionale, una struttura di squisita eccellenza. Detta struttura, giuridicamente denominata Silba SpA, abbraccia due settori:
  • l’internato di soggetti, secondo la letteratura psichiatrica, denominati dementi;
  • la terapia riabilitativa per i soggetti che manifestano carenze nella motilità degli arti o nell’organo della fonazione.


Teruccio esprime vivo compiacimento al dott. De Falco che con la sua illuminata presenza si avvale di uno staff, dotato di squisita competenza tecnica e notevole elasticità emotiva, qualità indispensabili per la scelta delle terapie idonee alla soluzione dei problemi emergenti.



Varcato il cancello d’ingresso, dopo qualche giorno, Teruccio capì che aveva come soci uno staff di eccellenza. I fisioterapisti cui fu affidato non erano una scelta casuale, bensì l’affido mirato per la peculiare sintomatologia. Un rinomato Istituto di riabilitazione non ha bisogno di speciali referenze, anche se, molti ignorano i fasti pregressi, che in successione han visto, insigni studiosi di fama internazionale, celebri per aver lasciato indelebili orme nel variegato capitolo della psicologia, della psichiatria e della pedagogia.
Nel solco tracciato da Ferruccio Montesano, da Maria Montessori, da Federico Ricco, Riccardo De Falco, è la perla preziosa del Comprensorio campano. 


Il trio fisioterapeutico assegnato a Teruccio
Il merito va cronologicamente 
distribuito alla equipe manageriale, 
ai fisioterapisti, ai medici, 
al personale paramedico, agli ausiliari.   










La casa in cui nacque Teruccio, per effetto dei provvedimenti per le ristrutturazioni, è stata ricostruita con criteri moderni e con ineccepibile perfezione tecnica . Come in molti aspetti della vita attuale, i calcoli economici hanno soverchiato abitudini, tradizioni e ricordi. L’autore dello strambotto lamenta infatti la dimensione unidirezionale, preoccupata solo dell’utilizzo di un centimetro in più.
Teruccio, memore degli insegnamenti dell’avo, dice ciò che la saggezza esige per una corretta interpretazione:
  • Il corpo che ha bisogno di un appoggio;
  • lo spirito che si spazia nell'etere e diffonde nello spazio le sue vibrazioni.
Nell'impasto si producono luci e colori, movimenti e suoni; ciò che si muove, sia esso grande o piccolo ha lo splendore di che ciò si chiama perfezione.
La perfezione è dimensione dello spirito: non ha una pietra dove posarsi e spasmodicamente, con amore, è alla ricerca di una tranquilla beatitudine. Ma quando la grettezza di menti tapine ha una sola dimensione lla formula matematicamente certa è: 1x1=1


Hanno distrutto il nido del mio primo vagito
hanno deturpato il volto di antichi ricordi
hanno acuito prischi dolori.

Sul calcolo notturno di anime ingorde
con ansia mostrarono il capolavoro
mentre un palpito bussò al mio cuore.

Celando un mesto cipiglio, pregno di risorti affetti
eludendo col sorriso gli autori della nuova barbarie
cercavo i ricordi del nostro casato.




Il giardino dell’Eden, sottratto dalla serpe del male

non ha estinto l’infanzia lontana
Il mio mondo beato e splendente, è la mia dimora.

Rivivo ancor la carezza di quelle mani
che mi lambivano con soave profumo e, dischiuse le labbra: “Figlio, - diceva - sei bello, io vivo per te”.

Avevo una casa, avevo una mamma, ora son solo
Dormirò in un’amaca all'ombra di un faggio,
nella notte mi guideranno le stelle.



Anche se orfano, come bambino continuerò a sognare.
La nuova struttura anche se bella, è parte tangibile
di pietra su pietra che proietta solo sterili calcoli.

Nella notte oscura io continuerò a sognare, 
all'alba  giulivo godrò  la beatitudine 
che la perfezione mi dà!
                                                           Egidio Siviglia














In un angolo del castello, il nonno raccontava e Teruccio ascoltava; ora il nonno è andato altrove e al calore di quella fiamma, la stessa, Teruccio racconta ai posteri l‘antica sapienza.

Il comune denominatore che consente agli esseri umani la medesima origine è il dolore, costituito dalla sofferenza prodotta da scelte inopportune. 
Nella nostra cultura di formazione greco-biblica il riferimento all'argomento è dato dalla croce che è il simbolo della religione cristiana, ma in genere al di la del linguaggio traslato è il segno che rappresenta il dolore esistenziale.
Storicamente nella vita gli uomini si imbattono in tre croci che sono il paradigma di una scelta: i singoli protagonisti, liberi nelle loro scelte: la prima è forgiata da un albero rigoglioso e ricco di pomi e di qui il primo dolore.




La seconda ricavata da un albero secco e nodoso, segno che rappresenta l'utopia: incomprensibile scelta che gronda sangue e dolore. 


La terza è un albero ricco di foglie con penduli fiori, accanto ai quali, appeso, ondeggia colui che tradì l'amicizia, in nome di un banale interesse.

Tre alberi, tre scelte, tre croci: oltre il linguaggio traslato  resta la cruda realtà: il  dolore!


Teruccio era in meditazione pensando alla triste condizione dell'essere umano che lotta per la sopravvivenza alla ricerca del piacere con l'illusione di una rosea speranza che possa allietare il futuro. Pertanto, le discriminazioni sociali, la disuguaglianza di classe, nonostante gli avveniristici banditori dell'egualitarismo di una volta, ora difensori di privilegi di casta, causano tristi considerazioni sulla effettiva gestione di se stessi, delle proprie sostanze e del modo di vivere che, almeno in chi è più colto, dovrebbe essere la guida per assicurare a tutti benessere e prosperità.
Le reminiscenze letterarie non sono solo un vago ricordo scolastico: La ballata di Francois Villon si ripete ancora, e questa volta, gli impiccati del momento sono i poveri, gli abbandonati, i malcapitati, i discriminati, gli esclusi.
Chi li ha relegati in questa triste condizione? L'egoismo dei fratelli, la prepotenza del potere, l'arroganza del più forte, il cinismo di chi ha abdicato al senso della giustizia e alla dignità della propria onorabilità. Che importa se il mio vicino di casa non ha niente da mettere in tavola? La cosa importante è che io stia bene che non mi manchi il primo piatto, un pezzo di carne, la frutta, il dolce e magari… Il gelato. (... per non citare il resto!!!).
Fino a quando abuserete della nostra pazienza?
Il nodo scorsoio è già quasi pronto per coloro che ci si augura siano oggetto della misericordia di Dio.

Parafrasi della ballata degli impiccati


Fratelli onorevoli, che a noi mostraste le terga, e, quando ci vedeste pendere dall’albero, non ci avete considerato, non piangete, perché abbiamo pietà di voi. 
Anche Voi, darete il macabro spettacolo con carne putrida, ossa stecchite e cinerea polvere; ma, noi preghiamo Dio che vi voglia assolvere!

***
Fratelli onorevoli, non vi offendete se vi chiamiamo fratelli, perché forgiati di uguale fattura. Anche se diverso fu il comune cammino, pensate alla gioia della nostra bontà, perché abbiamo pietà di voi. Anche Voi penderete da quell’albero che il Cristo tradì; ma, noi preghiamo Dio che vi voglia assolvere!

***
Fratelli onorevoli, non vi dolete se la pioggia sbiancherà i vostri corpi anneriti e neppure i rapaci beccheranno gli ultimi resti; mai un istante la nostra memoria ha cancellato il vostro casato; ora il vento è mutato: se prima era rancore, ora è pietà. Perché possiate unirvi alla nostra brigata, noi preghiamo Dio che vi voglia assolvere!

***

Signore, che su tutti noi sei giusto e potente sovrano, ci hai ridato ciò che i fratelli ci han tolto, non affidarli alla trista memoria, né li affligga l’ombra di un tragico scherno: pentitevi e noi preghiamo Dio che vi voglia assolvere!