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I commenti al precedente post hanno rivelato che i lettori non hanno recepito il genere narrativo e pertanto, hanno ritenuto poco realistica la situazione politica di un popolo che chiede migliori servizi ed efficienti garanzie di sicurezza. Bene!
La scelta del racconto, al fine di aiutare a pensare, come strumento adatto allo scopo, è stato utilizzato per evitare qualsiasi riferimento a persone e fatti specifici che, nel migliore dei casi, avrebbe distratto chicchessia e portato lontano gli argomenti di base su cui poggiare qualsiasi considerazione.
Nello sport si è liberi di parteggiare per la squadra del cuore ed è giusto che sia così, ma nel momento di bisogno o di calamità diventa prioritario il diritto di sopravvivenza; se avessi usato un linguaggio realistico, avrei dovuto fare ricorso al concetto di Stato, unica struttura garante della tranquillità e dell’esercizio del godimento dei beni comuni. Orbene la concezione dello Stato è poggiata sulla base degli interessi della collettività; e perciò la rinuncia di se stesso diventa il cardine della tranquillità sociale. Nel racconto del precedente post la conclusione è intravista in conformità di una libera scelta abbandonata all’arbitrio del singolo. Purtroppo lo Stato attuale, ineccepibile nella serietà delle istituzioni, è sostenuto dal consenso del popolo che la routine politica ha espropriato dei valori fondamentali dell’uguaglianza e della libertà. È ovvio che ciò può sembrare sacrilego, perché la Carta costituzionale non smentisce l’esperienza quotidiana che dice esattamente il contrario. E il popolo, in attesa di un chiarimento, quanto tempo dovrà attendere?
Nelle more, vengono ammannite opportune divagazioni, esercizi tecnici per gli strumentisti d’occasione al fine di perfezionare le formalità dell’arte di stare bene. Ma fino a quanto? I politici dovrebbero essere illuminati nella gestione dello Stato in quanto supremi artefici di ciò che costituisce la tranquillità dell'ordine ed assicura la giustizia, in modo tale che tutti cittadini possano ritenersi soddisfatti.
Ho voluto utilizzare un genere letterario perché ci si renda conto che i protagonisti del racconto si siano comportati in conformità delle premesse che fanno parte della dignità dell'uomo e dei suoi ideali.
L'attuale situazione politica dimostra l'opposto di quanto la società desidera: non esiste più il concetto di Stato, non ci sono ideologie politiche, non ci sono programmazioni concrete utili alla gestione dell'amministrazione pubblica.
Discutere su questi argomenti si rischia di volare molto lontano allontanandosi sempre più dalla concretezza degli argomenti che sono urgenti e improrogabili; infatti in passato fiumi di inchiostro sono stati versati per trattati che alla fine sono solo il decoro nelle biblioteche e nessuno legge perché il tono e il calibro culturale è piuttosto modesto. Va notato che queste semplici affermazioni così come sono descritte suscitano l'ironia di alcuni e stuzzicano l'ira di coloro che credono di essere nel giusto. So bene che certe idee fanno paura e sono convinto che detta paura costituisce la causa della fuga della realtà e la necessità di rintanarsi in un luogo sicuro; ciò che per anni o per secoli sono stati definiti "valori", questi sono archiviati e relegati in un passato che nessuno vuole più ricordare. Se in concreto volessi fare la descrizione, come voi giustamente mi chiedete, qualcuno mi deriderebbe e tal altro mi definirebbe o sognatore o rivoluzionario; comunque come un guastafeste che in una maniera seria, o all'opposto, in una maniera faceta, romperebbe la quiete di qualcuno. La cosa grave è che quello che io sto utilizzando come succo di questa intervista è stato detto in passato da politici di calibro e da pensatori accorti e, caso strano, costoro hanno militato ideologicamente in bande opposte: ciò che non si vuole ammettere è che la realtà è come una coperta ben ricamata e tessuta che viene tirata da coloro che erano a letto da destra e da sinistra. A proposito cosa pensate che sia la destra o la sinistra? Ormai sono solo come un cartello stradale: “divieto di andare a destra o divieto di girare a sinistra” e non più di tanto. I contenuti semantici di queste indicazioni in termini politici sono stati utilizzati prima ancora della rivoluzione francese ed erano solo un'etichetta, poi si sono arricchiti di contenuti a seconda che i rappresentanti dell'uno o dell'altro polo rappresentavano il progresso o la conservazione. Si può dire questo ancora oggi? Forse, utilizzando queste due categorie potremo vedere il bipolarismo come forma schizofrenica della politica in cui il progresso è riempito da discorsi programmatici che non finiscono mai, e la conservazione è il deposito di beni pecuniari utili solamente al benessere di pochi. Estranea alla politica esiste una tragica situazione che vede poveri, affamati, soli, senza tetto, senza lavoro, senza salario esenza dignità.
 Potrai utilizzare il filo di cotone del racconto, ma ricorda che ad esso è legato il mondo; potrai utilizzarlo, ma… conviene?
Qualche giorno prima della rivoluzione francese, mentre il re si tratteneva con i ministri per discutere "affari di Stato" il popolo in piazza davanti alla reggia era in agitazione; il re chiamò un barone per avere notizie; il blasonato, dopo aver guardato da una finestra la piazza in tumulto, accostandosi al re disse: "maestà e il popolo che fa festa".
Dopo qualche giorno la ghigliottina incominciò funzionare a tempo pieno. Non sono pessimista sono un cultore di storia e come tale seguo il grande maestro e nostro conterraneo: "è la storia che si ripete".