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Il professore e Melina abitavano nello stesso stabile, ma non si incontravano mai, perché gli orari di occupazione erano talmente diversificati, per cui, avveniva spesso che, mentre uno era al mercato, l'altro era scuola, oppure, quando l'insigne docente rincasava, la Melina era impegnata nelle faccende domestiche.
Un giorno però si incontrarono sul pianerottolo, ed ebbero l'opportunità di trattenersi alquanto per raccontarsi qualcosa.
Oltre alle ordinarie domande alle quali si risponde facilmente: “Da quanto tempo non ci si vede? Come vanno le cose… È passato molto tempo… Le figliole cosa fanno?”, la Melina trovò il garbato inserimento per dire: “Professore, è da tempo che accarezzavo l'idea di domandare qualcosa e, in verità, tra la mancanza di coraggio per la delicatezza della richiesta e per un certo senso di timore reverenziale, spesso ho lasciato correre; ma ora, cogliendo l’occasione di quest'incontro, in considerazione che siete un pezzo da novanta del nostro paese, vi chiedo: potreste darmi una mano per trovare un posto di lavoro per il fidanzato della mia Rosellina?".

Dopo un attimo di silenzio, il professore, da raffinato politico qual era, prese nota della richiesta e, laconicamente rispose: “Vedremo cosa si potrà fare!”.
Don Carlo, era questo il suo nome, prese a cuore la richiesta e, in men che non si dica, si rivolse al Direttore di un prestigioso nosocomio per l’assunzione del futuro genero di Melina.
Anche l'Augusto dirigente rispose: “Vedremo!”.
Il professore sentì il bisogno di accollarsi il dovere di favorire la signora Melina, perché, oltre che amica, era una vicina di casa.
Il direttore dell'ospedale al professore non poteva dire di no, perché sentiva il dovere di ringraziare un amico di partito e così, dopo qualche giorno, fu in grado di dare una risposta, non del tutto esaustiva, ma alquanto rasserenante, perché apriva la porta della sicurezza del posto sicuro ad un giovane disoccupato.
Il posto poteva essere disponibile, ma bisognava fare un po' di luce sul ruolo che il raccomandato avrebbe dovuto svolgere all'inizio: “Carlo, non potevo deluderti in merito alla richiesta che l'altro giorno mi hai fatto: il posto per il tuo raccomandato è disponibile, ma debbo dirti che mi sono impegnato con notevole interesse, visto che il caso ti sta a cuore, per cui potrai comunicare alla tua amica che c'è una buona opportunità per il giovane, a condizione che inizialmente, dopo aver presentato la debita documentazione con il relativo curriculum, la collocazione iniziale non sarà relativa a ciò che desidera, bensì solamente all'ingresso nella struttura e, solamente seguendo un certo itinerario burocratico, successivamente potrà godere di un posto degno di un laureato. E così dopo un po’ di tempo si sistemerà il tutto in un modo consono al titolo posseduto”.

Il professore fu contento dell'intervento dell'amico e doveva solamente comunicare alla Melina il buon esito della situazione. Carlo non si aspettava salti di gioia, né tanto meno eccellenti gesti di gratitudine, conoscendo il modo di pensare e di agire della vicina di casa e la mentalità del futuro genero.
Bisognava solamente trovare le parole adatte per veicolare il messaggio.
La Melina fu chiamata a telefono ed ebbe la notizia che attendeva, o almeno che immaginava che fosse, senza clausola alcuna di precisazione.
In men che non si dica la Melina fu a casa del professore e ricevette il messaggio che avrebbe a sua volta dovuto comunicare al genero.

Quando s’incontrarono il professore aggiunse ciò che telefonicamente non era stato riferito; infatti, la Melina si lasciò andare a qualche esternazione e accettò la notizia con titubanza.
Carlo che non s’aspettava manifestazioni di eccelsa gratitudine, dalle dichiarazioni dell’interlocutrice capì anche ciò che non era stato detto.

La Melina, appena fu a casa diede la notizia alla sua figliola, alla quale fu lieta di dire: “E' venuta l'ora per poterti sposare”. 
Purtroppo, dopo qualche giorno, la ragazza, tra le lacrime disse: “Mamma non mi sposerò più… sarò solo innamorata dell’eterno sogno della perfetta zitella”.
La mammina aveva capito tutto e, conoscendo il carattere del genero, uscì di casa e rintracciò il professore al quale disse: “Caro amico, ho riferito a mio genero quanto mi avevate detto e vi ringrazia per l’interessamento, ma al tempo stesso vi fa sapere che per motivi personali non può accettare l’incarico”.
Una lunga pausa e l’abbozzo di un sorriso furono il preludio di un formale saluto.
Le vicende umane, obbediscono purtroppo alle leggi del caso, del tempo e delle opportunità che riteniamo le più consone alle immediate necessità: la piccola, entrata nel ruolo ordinario dell’insegnamento, pensò bene di convolare a nozze, in attesa della sistemazione occupazionale del marito.
La Melina le molte volte che incontrava il professor … di proposito evitava di parlare della figliola; d’altro canto l’insigne docente non resistette all'istinto della curiosità e, un giorno domandò: “Melina, la tua figliola come sta?”
“Va a scuola, povera figlia; la sede è lontana da casa; meno male che ha sposato un brav'uomo, disponibile per quei lavori domestici che abitualmente sono svolti da donne”.
“E non si annoia?”.
“No, perché nelle pause, per evitare la noia, suona la chitarra”.
Il professore non osò aggiungere commenti e si limitò a dire:

“Eh, già per le faccende domestiche e la preparazione dei pasti non è richiesta la laurea”.